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Pittura e fotografia. Vite di confine all'insegna del nero

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Se c'è un colore che parla di profondità, nel caleidoscopio delle simbologie e dei significati possibili nel campo dei colori, questo è il nero. Nero come la paura, come il nulla , registri che nella profondità e nell'assenza di confini trovano la loro cifra primaria. E' in forma di omaggio al nero - nonchè di esperimento - che mi accosto a due opere così lontane eppure in qualche modo così vicine: David con la testa di Golia di Caravaggio (1609) e Autoritratto con teschio , l'ultimo autoritratto di Robert Mapplethorpe, (1988). Nella loro distanza temporale queste immagini da qualche parte dialogano, in funzione delle storie che raccontano, delle scelte iconografiche e di certi caratteri biografici dei loro autori. Soprattutto, mi pare che trovino un possibile trait d'union nella complessità del nero, questo nero fondo e opaco da cui emergono i soggetti delle composizioni e con loro le esperienze che nella materia dell'oscurità si rendono possibili.