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Dietro le quinte di un capolavoro (con discrezione)

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Lezione sulla pittura fiamminga . Dall'alto della LIM i coniugi Arnolfini di Jan van Eyck ci guardano seri. Si commenta la presenza dei molti oggetti che raccontano un evento solenne, le nozze. Un ragazzo chiede: 'Prof, ma siamo sicuri che il pittore voleva davvero dare un significato a tutte queste cose, non è che sono stati i critici che studiando tempo dopo hanno visto simboli che non c'erano? '. ean van Eyck, I coniugi Arnolfini, 1434, olio su tavola, National Gallery, Londra. Domanda puntuale, che potremmo articolare in questo modo: su quali elementi ci basiamo per leggere e comprendere un'opera d'arte? Ed ancora: in cosa consiste il lavoro degli storici dell'arte? Come spesso succede una domanda genera tanti altri interrogativi.  Cercando di andare per ordine: ci accostiamo ad un'opera d'arte (che sia un dipinto, una scultura, un oggetto d'arredo, un manufatto o prodotto che presenta valenze estetiche, caratteristiche tecni

Considerazioni per giovani esploratori

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Ore 13.15, uno studente mi domanda: “Prof, come faccio a migliorare i miei voti?”. L’alunno parte da un’ottima posizione e potrebbe considerarsi arrivato a destinazione. Ammiro chi non si accontenta, in un’ottica generale così come nell’apprendimento. La domanda innesca però delle riflessioni, anche perché al mio alunno ho dovuto dare una risposta.  Cosa vuol dire studiare? Rivolgo a me stessa il quesito in modo da trovare delle indicazioni (spero utili). Credo infatti che per rispondere a Giovanni se debba partire da qui. Si tratta di qualcosa che rischiamo di fare senza pensare troppo, anche solo per la tentazione dell'inerzia - insegnare, studiare, valutare - e già l'acquisire consapevolezza delle proprie azioni (e i pensieri sono azioni) è una conquista.  Studiare vuol dire tante cose e con me si parla di studio della storia dell’arte ma probabilmente alcuni ragionamenti possono adattarsi ad altri orizzonti ben oltre quello umanistico. In prima battuta studiamo

Un blog e molte domande

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Non ricordo nulla dei miei anni di scuola. O meglio, ricordo tante cose, volti e persone, incontri ed eventi, nella forma di un caos multiforme e colorato. Ricordo come mi sentivo spaesata, talvolta, attraversando la soglia che portava al grande ingresso del liceo e poi verso le aule. Ma non ricordo nulla di quel che accadeva con i miei professori. Tutto quel tempo trascorso ad ascoltare ed anche un po’ - molto poco nel mio caso – a parlare, a fare domande, tutto quel tempo trascorso tra italiano, greco latino e quanto altro. Non credo sia corretto dire, ma devo comunque dirlo, che non ricordo nulla: da qualche parte quelle ore si sono fermate e si sono sedimentate, sono diventate qualcosa le parole e l’ascolto. Da qualche parte quelle ore sono finite, si sono trasformate per condensazione in altro, ovvero le altre mie parole di adulta, le mie azioni, i miei desideri, le mie scelte, i miei errori. Quelle ore sono anche evaporate, ma adesso resta un ricordo appannato se non inesistent