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Morire per una ciocca di capelli. Il corpo delle donne iraniane è anche il nostro

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Succede dunque di morire per una ciocca di capelli. Lo sapete tutti: il 13 settembre, a Teheran, la ventiduenne Masha Amini è stata arrestata dalla 'polizia morale' perchè non indossava correttamente il velo, l' hijab . Amini è morta qualche giorno dopo per il trauma cerebrale causato dalle percosse inflitte dai suoi carcerieri. La vicenda è stata rilanciata su tutti i canali mediatici, seguita da un divampare di manifestazioni che dall'Iran hanno toccato altri paesi. Significativo il gesto di tante donne che danno fuoco al velo in segno di ribellione e che si scoprono o tagliano i capelli, in pubblico e davanti alla polizia, fino a rischiare la vita (uccisa da sei proiettili anche la giovane Hadis Najafi, persona simbolo delle proteste di queste ore). Si muore per il fatto di mostrare qualcosa di così intimo e pericoloso da dover essere nascosto, i capelli, quei capelli che Amini e tutte le altre non potranno più né coprire né tanto meno liberare al vento. Si muore pe

Il corpo sbagliato

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"Prof, posso fare una domanda stupida?". "Certo, ma non esistono domande stupide". "Perchè quella scultura non ha più le mani?" . Scambio di battute con Alessandra, in una terza, a proposito di Cleobi e Bitone, i gemelli più famosi della scultura greca arcaica. Si stagliano alti e massicci, inespressivi ma solidi. Il tempo, oltre a portar via il colore che probabilmente li vivacizzava nel lontano VII secolo a.C., oltre a smussare la loro pietra e l'aura di sacralità che doveva circondarli, ha portato via anche le estremità superiori, almeno nel caso di uno dei due. Cleobi e Bitone, VII sec. a.C., marmo, Museo Archeologico, Delfi. Ecco che si è accesa una scintilla e la domanda ha innescato il desiderio di mettere insieme quelle opere, sculture e non solo, che hanno qualcosa di perduto o rotto, in un certo senso qualcosa di 'sbagliato' . Opere che propongono una diversa rappresentazione del soggetto per eccellenza dell'arte di tutt