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Restiamo in contatto. L'arte e i gesti della tenerezza

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C'era un tempo in cui ci si abbracciava con tranquillità, in cui ci si incontrava andando liberamente in giro e ci si salutava come la consuetudine mediterranea insegna: toccandosi con slancio. Non si tratta di abitudini di chissà quale epoca ma lo stravolgimento dello stile di vita dettato dal virus fa sì che il momento della normalità sembri già lontano . Ci difendiamo restando a casa, adeguandoci al buon senso e ai decreti e ci mettiamo alla prova in questo tempo segnato dalla distanza. Non è ancora uno scenario apocalittico, forse lo diventerà o forse no, ma certo stiamo vivendo qualcosa di inaspettato. Lavorando per le mie alunne e i miei alunni, perchè si possa proseguire nello studio in questa strana condizione, mi veniva in mente una domanda: qual è la paura più grande che proviamo? Paura, ansia, angoscia, sono emozioni oggi rinnovate tanto più che il virus è qualcosa di invisibile. A ciascuno i suoi timori, ma forse una paura condivisibile è proprio quella dell'isolam

'La cultura non si arrende'. L'arte che insegna la libertà

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Nei miei ancora pochi anni di insegnamento ho scoperto che ci sono alcuni aspetti della storia dell’arte che i ragazzi tendono a ricordare con più facilità. Si tratta di quegli episodi o esperienze che hanno a che vedere con i registri più intimi dell’esistenza . Esattamente quegli stessi registri che si prestano alla censura, che fanno gridare allo scandalo e che talvolta aprono dibattiti. Dove si parla di vita e di emozioni, di libertà e di passioni, l'attenzione si fa più forte . Ad esempio, arriva il momento in cui si studia Michelangelo , un grandissimo del Rinascimento, e arriva il momento in cui gli studenti sorridono difronte alle coperture applicate da Daniele da Volterra, colui che è rimasto tristemente noto nella storia come il ‘braghettone’, per aver messo appunto le 'mutande' ai nudi maestosi e terribili del Giudizio Universale della Cappella Sistina . Correva l’anno 1565, in piena Controriforma le nudità michelangiolesche risultavano per la morale dell

Tutti i colori del nero

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Cosa vi viene in mente se dico nero? Il buio fitto della notte, un incubo, uno stato d'animo? Tutto questo e molto altro, ne sono sicura. No, non è l'umor nero che mi spinge a parlare di questo 'non colore', o la mia passione per l'horror, tutt'altro: meditavo da tempo di scrivere sui colori, poi sotto l'albero di Natale ho trovato un bel libro ed eccomi all'opera. Sul colore , di David Scott Kastan e Stephen Farthing (2018) ha tanti pregi ma soprattutto un inizio folgorante: "Il colore è una collaborazione, tra la mente e il mondo, come ha detto Paul Cézanne". Un inizio che va subito al dunque: il colore è tanto qualcosa di presente e tangibile nella nostra vita, quanto ineffabile e impossibile da circoscrivere. Fa parte del mondo e della sua esperienza ma esiste solo in virtù della nostra mente e soggettività. Non è sul colore in generale che vorrei comunque soffermarmi, piuttosto sul nero, il colore che deriva dall'assenza