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"Più inesprimibili di tutto sono le opere d'arte". Su parole e immagini

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Una frase di Rilke: "Del resto, per afferrare un'opera d'arte, non c'è niente di peggio delle parole della critica d'arte. (...) Quasi tutto quello che avviene è inesprimibile. (...) Più inesprimibili di tutto sono le opere d'arte, questi esseri segreti, la cui vita non ha fine e che costeggiano la nostra che passa" (da Lettere ad un giovane poeta, Adelphi 1980). A proposito dunque di opere d'arte e della possibilità di 'dire', a proposito dell'opportunità di trasmettere qualcosa sulla loro esistenza, il loro corpo e il loro carattere, grazie a quel poco (o molto) che abbiamo: le parole, il pensiero, la conoscenza. In particolare, mi ritrovo a riflettere su ciò, a margine di alcune letture accomunate da un filo rosso: la fotografia. Fino a che punto ci si può spingere nell'accostare o aggiungere parole a quel che secondo Rilke rifugge massimamente dalle parole? Fino a che punto ci si può spingere per avvicinare, raccontare, commentare,

Noioso a chi? Su musei e dintorni

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Qual è stata l'ultima volta che siete stati in un museo? Personalmente, dall'inizio dell'anno ho avuto due occasioni: la prima per visitare la mostra su Antonello da Messina alla Galleria di Palazzo Abatellis di Palermo, la seconda rileggendo un libro di Thomas Bernhard, Antichi maestri . Cosa c'entra un museo con un romanzo? I musei non sono luoghi virtuali, d'accordo, sono luoghi fisici dove si custodiscono oggetti fisici (se non sono le opere smaterializzate delle mostre 'performative' molto in voga di questi tempi) ma possono essere luoghi di immaginazione, dove le arti visive incontrano altre forme di espressione, dove insomma a partire dagli oggetti custoditi possono avviarsi esperienze originali.  Fotogramma da Band à part , di J.L. Godard, 1964 . Mi sono venute in mente queste cose leggendo appunto il Bernhard di cui sopra, incisivo caustico e meraviglioso. Nel racconto si parla della figura del musicologo Reger, che un giorno sì un gior