Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Caravaggio

Con i piedi per terra. Sull'arte, sui sogni e sul camminare

Immagine
Con i piedi ben piantati per terra. E' una condizione collettiva, quella in cui si impone l'esercizio della realtà che siamo chiamati a svolgere in particolare nel nostro tempo. Saldi, ma nello stesso tempo con il desiderio di normalità, come quella di girovagare facendo passi uno dietro l'altro nell'esplorazione dei luoghi.  Metto insieme questi pensieri studiando alcune opere che parlano - tra le altre cose - di estremità. Ma quando mai ci ritroviamo a parlare di piedi? E nell'ambito della storia dell'arte? Eppure fanno parte del nostro corpo, ci hanno aiutato nella conquista della posizione eretta e a ben guardare dentro alle tele o altre opere d'arte dicono molto dello spirito con cui un artista si mette al lavoro. D'altra parte, come dice la leggenda, anche Buddha ha misurato l'universo facendo sette passi in ciascuna delle direzioni dello spazio. Come spesso succede trovato un filtro attraverso cui osservare quel che abbiamo davanti, ecco che

Pittura e fotografia. Vite di confine all'insegna del nero

Immagine
Se c'è un colore che parla di profondità, nel caleidoscopio delle simbologie e dei significati possibili nel campo dei colori, questo è il nero. Nero come la paura, come il nulla , registri che nella profondità e nell'assenza di confini trovano la loro cifra primaria. E' in forma di omaggio al nero - nonchè di esperimento - che mi accosto a due opere così lontane eppure in qualche modo così vicine: David con la testa di Golia di Caravaggio (1609) e Autoritratto con teschio , l'ultimo autoritratto di Robert Mapplethorpe, (1988). Nella loro distanza temporale queste immagini da qualche parte dialogano, in funzione delle storie che raccontano, delle scelte iconografiche e di certi caratteri biografici dei loro autori. Soprattutto, mi pare che trovino un possibile trait d'union nella complessità del nero, questo nero fondo e opaco da cui emergono i soggetti delle composizioni e con loro le esperienze che nella materia dell'oscurità si rendono possibili.

Della caduta e altri imprevisti. Rossella Leone in mostra a Palermo

Immagine
Immaginate un uomo che cade, che fende l'aria attraversandola. Da dove cade, da quale altezza? Verso dove? Cosa lo spinge: la sua volontà, il suo dolore, o la follia del mondo che lo circonda? Ma siamo sicuri che stia cadendo, o forse sta volteggiando con grazia nel tentativo di risalire? Della caduta come metafora parla pressoché tutta la letteratura : di cadute che sono anche viaggi abbiamo piena la memoria, tra Dante, Alice e Ulisse, il cui viaggio cosa altro è se non un ritorno intriso di cadute nel mezzo degli ostacoli e contorsioni della vita. Ed esseri in caduta libera sono persino gli angeli , esseri misteriosi di cui l'arte europea è ricca, messaggeri in volo tra il registro tutto disperato degli uomini e il registro di chi guarda da un altrove. L'altrove sognato e sperato potrebbe essere peraltro la meta della caduta (che è anche il volo) del tuffatore di Paestum, immagine che nella sua semplicità è il racconto di un moto doppio, verso la vita ma anche verso l&#

'La cultura non si arrende'. L'arte che insegna la libertà

Immagine
Nei miei ancora pochi anni di insegnamento ho scoperto che ci sono alcuni aspetti della storia dell’arte che i ragazzi tendono a ricordare con più facilità. Si tratta di quegli episodi o esperienze che hanno a che vedere con i registri più intimi dell’esistenza . Esattamente quegli stessi registri che si prestano alla censura, che fanno gridare allo scandalo e che talvolta aprono dibattiti. Dove si parla di vita e di emozioni, di libertà e di passioni, l'attenzione si fa più forte . Ad esempio, arriva il momento in cui si studia Michelangelo , un grandissimo del Rinascimento, e arriva il momento in cui gli studenti sorridono difronte alle coperture applicate da Daniele da Volterra, colui che è rimasto tristemente noto nella storia come il ‘braghettone’, per aver messo appunto le 'mutande' ai nudi maestosi e terribili del Giudizio Universale della Cappella Sistina . Correva l’anno 1565, in piena Controriforma le nudità michelangiolesche risultavano per la morale dell

L'arte che seduce. Fino a dove ci spingiamo per possedere un capolavoro?

Immagine
'Prof, voglio diventare ricco. Così posso comprarmi quel quadro!'. Il dipinto che raccoglie tanto entusiasmo è di Raffaello: la bella e perturbante Fornarina . Nella stessa classe e nella stessa occasione altri due alunni mi chiedono quanto potrebbe valere un 'pezzo' dell'affresco della Scuola di Atene , sempre a firma di Raffaello. 'Potremmo provare a rubarlo...!'. Ribadito che le opere d'arte non si rubano e che è cosa buona non rubare un bel niente in generale, nello scambio di idee con i miei simpatici alunni mi è piaciuto intuire, al fondo, un s incero coinvolgimento . C'era del trasporto nelle loro parole, sembrava che avessero scoperto qualcosa: delle forme, degli sguardi, dei gesti nuovi. Cosa siamo disposti a fare per possedere qualcosa che ci piace? Cosa arriviamo a fare quando siamo coinvolti e sedotti da un'immagine o da un oggetto artistico? Mi sono venuti in mente due tipi di 'azioni', quelle costruttive, anche se posses