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Tutto un rimbalzare di neuroni. Scuola, persone e rivoluzioni nel racconto di Vanessa Ambrosecchio

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"All'inizio ha avuto il sapore della rivoluzione. Certo, le rivoluzioni vengono dal basso, questa assomigliava di più a un meteorite". Accade così, che gli inizi abbiano il tenore di un evento fragoroso e destabilizzante, qualcosa che ti cade addosso (nel verificarsi di ogni inizio, anche quello di rilancio di questo blog che rischia, altrimenti, di restare un'incompiuta). L'inizio in questo caso è molteplice, seppure trovi nella scuola il suo filo rosso: le campanelle d'avvio dell'anno scolastico, a settembre; l'inizio (o quasi, "il sapore della rivoluzione" si trova a p. 6) di un libro già letto l'anno scorso che torna però in aiuto proprio ora, Tutto un rimbalzare di neuroni , di Vanessa Ambrosecchio ( Einaudi 2021 ). E infine, un percorso professionale nuovo di zecca per  la sottoscritta, alle prese con nuove scuole per l'ennesima volta e dunque con nuovi contesti, nuovi volti e nuove dinamiche. In una fase di ripartenza, durante

Il mondo alla finestra (o sul display). Le emozioni e le parole per raccontarle

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Sabato 23 ottobre: mi trovo a Palermo, cammino per strada e costeggio la scuola professionale vicino casa. Soffia vento di scirocco e così una specie di estate ci confonde mentre il calendario ricorda che siamo in autunno. Le finestre delle aule della scuola sono aperte, un ragazzo affacciato tuona con vigore ‘Buongiorno, mondo!’.  Ha un tono sorridente, la voce sicura: mi fermo alzando la testa per cercarlo con gli occhi, curiosa. Non so bene a chi si rivolgesse, forse a nessuno, forse davvero al mondo tutto, all’orizzonte fuori dalla scuola in quel momento. Un fuori che da adolescenti non si vede l’ora di scoprire o che mette paura, un orizzonte opaco, insondabile e attraversato da ombre lunghe a dispetto della luce bianca. Cosa vedono, cosa sanno, cosa pensano del mondo ‘fuori’, i nostri ragazzi? Cosa sanno del mondo che si agita oltre le finestre delle aule in cui trascorriamo così tanto tempo insieme? Domande che sono con me ogni volta che entro in classe, anche quando mi scordo q

Ragazze, pensate in grande! O comunque con la vostra testa.

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"Difendi il tuo diritto di pensare, perché anche pensare erroneamente è meglio che non pensare affatto" . E' un'affermazione della matematica e filosofa Ipazia, attiva nel IV secolo a.C. ad Atene, una delle tante figure evocate in un libro di qualche anno fa, Storie della buonanotte per bambine ribelli: 100 vite di donne straordinarie , di Francesca Cavallo e Elena Favilli (Mondadori, 2017). Avevo trovato notizia di Ipazia in una recensione, poi nel libro stesso, entrambi i documenti portati in classe in varie occasioni, da leggere alle mie alunne ed ai miei alunni. Non sono più bambini, d'accordo, ma il libro è talmente gioioso con le sue illustrazioni, e ricco di insegnamenti con le biografie di donne di cui nulla sappiamo, che val la pena proporre l'argomento a tutte le età. Mi sono ricordata di questo piccolo pezzo della mia biblioteca ascoltando la notizia dell'ennesimo femminicidio e pensando alla ricorrenza della giornata contro la violenza s

ll tempo che verrà. Domande sul futuro in forma di fotografia

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Tempo di scuola, tempo di nuovi inizi. Tra i banchi di aule a me sconosciute - da quest'anno lavoro in una diversa città, più vicino alla mia Palermo - c'è una parola che mi ritorna in mente, come una brezza leggera che mi avvolge e che mi scuote: futuro. Gli inizi sono accompagnati da riti, da gesti inaugurali, da parole che vorrebbero rendere più facile la strada e allontanare la paura. In un momento in cui per me si disegnano diversi inizi (e relativi addii, a quello o a chi c'era fino a ieri) questa parola grande che è 'futuro' si intreccia con tante idee e sentimenti, dando forma a domande che mi sembrano aleggiare dappertutto, dentro e fuori la scuola, sui sorrisi dei miei giovani alunni come sui volti di chi giovane non è: come alimentare la speranza? che aspettative ho? come affrontare l'ignoto? cosa mi riserva il domani? Domande difficili a cui forse non segue alcuna risposta ma è dei buoni inizi cercare il coraggio, e prendere di petto l'avvio.

'La cultura non si arrende'. L'arte che insegna la libertà

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Nei miei ancora pochi anni di insegnamento ho scoperto che ci sono alcuni aspetti della storia dell’arte che i ragazzi tendono a ricordare con più facilità. Si tratta di quegli episodi o esperienze che hanno a che vedere con i registri più intimi dell’esistenza . Esattamente quegli stessi registri che si prestano alla censura, che fanno gridare allo scandalo e che talvolta aprono dibattiti. Dove si parla di vita e di emozioni, di libertà e di passioni, l'attenzione si fa più forte . Ad esempio, arriva il momento in cui si studia Michelangelo , un grandissimo del Rinascimento, e arriva il momento in cui gli studenti sorridono difronte alle coperture applicate da Daniele da Volterra, colui che è rimasto tristemente noto nella storia come il ‘braghettone’, per aver messo appunto le 'mutande' ai nudi maestosi e terribili del Giudizio Universale della Cappella Sistina . Correva l’anno 1565, in piena Controriforma le nudità michelangiolesche risultavano per la morale dell