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Il mondo in una stanza. Gli studenti e la scuola al tempo della lontananza

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"Ciao ragazzi, come state?". E' mattina, ore 9.00, siamo tutti virtualmente collegati . Tavolo della cucina, letto della cameretta o poltrona trasformati in banco scolastico. Mi rivolgo alle mie alunne e ai miei alunni di quinta con la formula di rito, che adesso si accompagna ad altre esclamazioni: "Ragazzi, com'è bello vedervi!". Sì, anche se ci 'vediamo' su un monitor. Già, la scuola al tempo dell'epidemia, ovvero la scuola al tempo della distanza. Scuola e distanza sono termini che non vanno d'accordo, fanno un ossimoro. Esiste la distanza fisica dettata dall'emergenza, quella che ha chiuso le aule e che ci ha fatti rintanare nelle case; una distanza colmata dalla tecnologia, più che mai salvifica anche quando zoppicante o difettosa. Scuola e distanza non vanno d'accordo per il semplice fatto che la scuola è nella vicinanza : è l'essere insieme, nel confronto e nella dialettica, finanche nello scontro o nel disastro. V.

L'arte che seduce. Fino a dove ci spingiamo per possedere un capolavoro?

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'Prof, voglio diventare ricco. Così posso comprarmi quel quadro!'. Il dipinto che raccoglie tanto entusiasmo è di Raffaello: la bella e perturbante Fornarina . Nella stessa classe e nella stessa occasione altri due alunni mi chiedono quanto potrebbe valere un 'pezzo' dell'affresco della Scuola di Atene , sempre a firma di Raffaello. 'Potremmo provare a rubarlo...!'. Ribadito che le opere d'arte non si rubano e che è cosa buona non rubare un bel niente in generale, nello scambio di idee con i miei simpatici alunni mi è piaciuto intuire, al fondo, un s incero coinvolgimento . C'era del trasporto nelle loro parole, sembrava che avessero scoperto qualcosa: delle forme, degli sguardi, dei gesti nuovi. Cosa siamo disposti a fare per possedere qualcosa che ci piace? Cosa arriviamo a fare quando siamo coinvolti e sedotti da un'immagine o da un oggetto artistico? Mi sono venuti in mente due tipi di 'azioni', quelle costruttive, anche se posses