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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Il mondo in una stanza. Gli studenti e la scuola al tempo della lontananza

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"Ciao ragazzi, come state?". E' mattina, ore 9.00, siamo tutti virtualmente collegati . Tavolo della cucina, letto della cameretta o poltrona trasformati in banco scolastico. Mi rivolgo alle mie alunne e ai miei alunni di quinta con la formula di rito, che adesso si accompagna ad altre esclamazioni: "Ragazzi, com'è bello vedervi!". Sì, anche se ci 'vediamo' su un monitor. Già, la scuola al tempo dell'epidemia, ovvero la scuola al tempo della distanza. Scuola e distanza sono termini che non vanno d'accordo, fanno un ossimoro. Esiste la distanza fisica dettata dall'emergenza, quella che ha chiuso le aule e che ci ha fatti rintanare nelle case; una distanza colmata dalla tecnologia, più che mai salvifica anche quando zoppicante o difettosa. Scuola e distanza non vanno d'accordo per il semplice fatto che la scuola è nella vicinanza : è l'essere insieme, nel confronto e nella dialettica, finanche nello scontro o nel disastro. V.

Silenziosa e incantevole. Racconto di città per immagini

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Che suono ha la città in cui abitate? Forse vivete in campagna o al mare e siete abituati al silenzio ma chi è cittadino sa che il suono di una città può essere particolare, finanche diventare una voce. Quel che è certo è che oggi Palermo è silenziosa - come tutta l'Italia - e che il suo consueto trambusto si è smorzato: dallo spazio lì fuori risuona il vuoto delle strade deserte, delle saracinesche abbassate. Il grigio dell'asfalto non è mai stato così visibile ed ecco che ogni tanto si avverte l'eco immensa di qualche sparuta auto o motocicletta che attraversa le vie. Gabriele Basilico, Palermo, 1998 . Che effetto vi fa la città vuota e silenziosa? Vi spaventa, vi rassicura, vi immalinconisce? Quel che vorrei è potere attraversarla - magari dall'alto - per godermi il vuoto surreale e nuovo (in attesa del ritorno alla normalità). Amo le città, amo la condizione metropolitana con tutte le loro difficoltà, e non potendo andare da nessuna parte mi consolo ricorda

Restiamo in contatto. L'arte e i gesti della tenerezza

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C'era un tempo in cui ci si abbracciava con tranquillità, in cui ci si incontrava andando liberamente in giro e ci si salutava come la consuetudine mediterranea insegna: toccandosi con slancio. Non si tratta di abitudini di chissà quale epoca ma lo stravolgimento dello stile di vita dettato dal virus fa sì che il momento della normalità sembri già lontano . Ci difendiamo restando a casa, adeguandoci al buon senso e ai decreti e ci mettiamo alla prova in questo tempo segnato dalla distanza. Non è ancora uno scenario apocalittico, forse lo diventerà o forse no, ma certo stiamo vivendo qualcosa di inaspettato. Lavorando per le mie alunne e i miei alunni, perchè si possa proseguire nello studio in questa strana condizione, mi veniva in mente una domanda: qual è la paura più grande che proviamo? Paura, ansia, angoscia, sono emozioni oggi rinnovate tanto più che il virus è qualcosa di invisibile. A ciascuno i suoi timori, ma forse una paura condivisibile è proprio quella dell'isolam