E tu, che viaggio vorresti fare?

E adesso una fotografia. Una foto di Ferdinando Scianna, pubblicata per le edizioni Henry Beyle nel libro Lettori, 2015. Un progetto dedicato alla lettura, accompagnato da un bel testo dello stesso Scianna.

Ferdinando Scianna, Italia 1991.


Amo questa foto. Me la porto dietro nel mio cassetto dei ricordi da quando ne ho preso conoscenza. Ogni tanto me la guardo sul monitor o su qualche stampa di poco valore (l'avrò, prima o poi). Me ne beo e mi ci immergo. Immagino qualcosa su di lei, su di lui, sulla storia che sembra avere inizio in questo bianco e nero. Il fatto è che tante immagini di fotografi noti e meno noti fanno oramai parte del mio immaginario privato. Ci sono immagini che tornano in mente come fossero fantasmi, o personaggi, quasi delle conoscenze amichevoli e benevole, preziose, che portano con sé una certa atmosfera - qualcuno la chiama ‘aura’. Immagini così cariche di qualcosa – energia, bellezza, stupore, inquietudine – da diventare contigue alla realtà, la mia. Come se qualcuno avesse pensato, immaginato, vissuto la realtà che stai vivendo, e ne avesse realizzato un ritratto che è lì, in quella fotografia. Probabilmente il punto di osservazione non coincide con il tuo, ma tant’è: quel che stai provando o immaginando è disteso in forma di immagine. E’ quella immagine.

Questa di Ferdinando Scianna mi fa pensare a Italo Calvino. Mi sono spesso chiesta se non avesse potuto usarla come accompagnamento, specchio o suggestione discreta, per uno dei suoi Amori difficili (che ho citato già qui). Il treno, il sapore demodé di un’Italia che non è poi troppo lontana (la fotografia è datata 1991), una situazione che in questo scatto sembra rimandare ad atmosfere che sono anche dei film o della letteratura, forse per il bianco e nero o per qualcosa d’altro. Perché si colloca nell’ambito del ricordo, anche se non sappiamo di cosa. Il nitore quasi disegnato dei contorni e la tensione, la dialettica della forma, tutto evoca qualcosa che è stato e rimanda a dei sentimenti. Perchè di sentimenti si parla, in questa fotografia.

Siamo dentro a un viaggio, siamo dentro a un vagone in un treno, e siamo in un viaggio nel viaggio. Quello che due persone compiono nello spazio ristretto del vagone e del racconto che Scianna ne ha dato. Un racconto in uno spazio ristretto ma che in fondo si dilata, fino a  vibrare, con una semplicità ed al tempo stesso con una eleganza e precisione che mi incantano. Cosa pensano, cosa provano, queste persone? 

Un uomo, una donna, una coppia malgrado se stessa dentro l’inquadratura, nella quiete dello sguardo chino sulla lettura attraversata dal movimento sbarazzino (seduttivo?) delle gambe di lei. L’uno di fronte all’altra, nel silenzio e nella distanza, l’uno ben separato dall’altra, tanto che l’inquadratura coglie la separatezza grazie alla perfetta simmetria di destra e sinistra lateralmente all’asse centrale del bordo del vetro del vagone. Il vetro taglia in due lo spazio della composizione, inesorabile. In una coppia si è sempre in due, c'è un confine.

Eppure, lui e lei sono incredibilmente insieme, sono vicini questi due… giovani? Sono tanto insieme che si può intuire che lui da un momento all’altro alzerà lo sguardo per osservarla. E’ reticente. Forse teme lo sguardo possa tradire uno stato d’animo, una curiosità, un’intenzione, uno slancio. Forse studia, forse prepara un esame, forse lavora, sta di fatto che è concentrato o simula una situazione simile. Magia, perfezione del momento, ma le due letture frontali sono di tenore diverso: impegnata, poderosa, di profondità quella dell’uomo; più vivace, leggiadra, orizzontale quella della donna (chi sei, quanti anni hai, che volto hai? Stai sorridendo?). Si legge un titolo, Atlante stradale d’Italia, e già atlante è parola potente e magnifica, ma da dove viene? mi chiedo mentre scrivo. Certo, il titano condannato a sopportare la volta celeste.
Sa di guida turistica, di vademecum per scorribande tra città e città, tra mare e campagne, alla scoperta del mondo, dei suoi luoghi e dei suoi abitanti. Sa di vacanza, di allegria, di incontri tra sentieri e stazioni.

E ha così tanta voglia di viaggiare, lei, ha così tanta voglia di scoprire, di muoversi, che le gambe si allungano, non si trattengono, invadono con eleganza giocosa lo spazio, come se volessero non impossessarsene ma solo conoscerlo lo spazio, il mondo. Queste gambe levate un po’ in alto un po’ allungate e chiacchierine sembrano quasi dire: “Viaggi con me? Che viaggio stai facendo, tu? Da dove vieni, dove vai? Cosa porti in valigia? Se non mi guardi negli occhi però, se non provi a leggere quel che ho da dirti però, questo viaggio non lo cominceremo mai”.

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