Inconcludente, eppure audace. Cosa ha ancora da dirci Leonardo da Vinci?

'Prof, una domanda: ma come faceva a fare tutte queste cose? E' impossibile riuscirci!'. La domanda è accompagnata da manifesto stupore. Il soggetto a cui si riferisce è Leonardo da Vinci. Eh sì, nelle quarte arriva il momento in cui si conosce un po' più da vicino il genio per eccellenza, Leonardo. Non ci sarebbe motivo di parlarne (la bibliografia è sterminata e non credo di potere aggiungere nulla di significativo) se non che quest'anno ricorre l'anniversario dei cinquecento anni dalla sua morte, 2 maggio 1519. E poi  la sua figura ha ancora qualcosa da dire, soprattutto a dei ragazzi.


Leonardo, Studi di anatomia, 1499 ca., Royal Library, Windsor Castle.

Negli anni ho scoperto che mi piace presentarlo non solo come artista poliedrico, ma soprattutto come personaggio umano e fragile, pieno di contraddizioni. Leonardo era uno che di errori ne faceva in continuazione, non era solo il genio della Gioconda, l'inarrestabile inventore o il musicista che si presenta da Ludovico il Moro con un liuto realizzato con le sue mani: era anche il genio del fallimento. Come non amarlo?


Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919, Centre Pompidou, Parigi.

In prima battuta sperimentava. L'amore per l'esperienza e la curiosità spasmodica, la convinzione che scienza e arte vadano di pari passo nell'unico obiettivo di conoscere la realtà e il suo funzionamento, tutto ciò lo porta a fare esperimenti in mille direzioni, senza paura di sbagliare. Ecco spiegato il disastro dell'Ultima cena, giusto per citare un'opera molto nota, realizzata durante gli anni milanesi per il Convento di S. Maria delle Grazie e già qualche anno dopo la conclusione pressocchè distrutta. Come dice Giorgio Vasari vi si scorgeva un'unica grande macchia. Perchè? Leonardo sperimenta una tecnica che coniuga pittura 'a fresco' e pittura a tempera. Lui detesta i tempi veloci dell'affresco su parete, che impone di intervenire quando l'intonaco è ancora umido, quindi elabora qualcosa di diverso che però non regge. E il bell'affresco è rovinato. Oggi lo vediamo grazie ai lunghi restauri degli anni '90. 
Lo stesso accade nel caso dell'intervento a Palazzo Vecchio a Firenze, dove nel Salone dei Cinquecento avrebbe dovuto affrescare la Battaglia di Anghiari (mentre Michelangelo si dedicava alla Battaglia di Cascina). Dell'opera resta solo qualche disegno preparatorio e una copia del cartone di Rubens: realizzata con la tecnica dell'encausto adoperata dai romani (che prevede l'uso di cera per sciogliere i pigmenti e il ricorso ad una temperatura altissima per far essiccare i colori su parete), la pittura non si asciugò mai o addirittura si perse colando sulla base sottostante e schiarendosi fino alla rarefazione. 


Ultima cena, 1495-1498, S. Maria delle Grazie, Milano. 

Era inconcludente ma prolifico. La quantità di materiale che Leonardo ha lasciato è strabiliante e testimonia una costante e lucidissima attività. Migliaia di schizzi, disegni dal vero, abbozzi, appunti, invenzioni, progetti, caricature, scritti. Articolati tra di loro in maniera non sistematica i disegni furono riorganizzati dopo la morte del loro autore, in particolare dall'assistente Francesco Melzi. Non sempre si articolavano in modo razionale e ordinato: la sua produzione si presenta come una sorta di palinsesto di cui però si intravede sempre la traccia ideale sottostante, come una pianta che si progaga in mille direzioni. Perchè l'interesse per il moto, che sia quello 'dell'animo' - emozioni, sentimenti, idee -, delle membra umane e animali, dei fluidi, degli uccelli in volo per cui aveva una vera ossessione, delle nubi, riesce ad essere unitario e sfaccettato allo stesso tempo. Innumerevoli le opere incompiute, non solo per le problematiche tecniche cui abbiamo già fatto accenno, ma per il desiderio di passare ad altro, come nel caso dell'Adorazione dei Magi che fu interrotta a seguito del suo trasferimento a Milano, o ancora come nel caso della Sant'Anna con la Vergine e il bambino, dipinto non ultimato. La sua curiosità si snoda nell'orizzontalità e non procede per tappe lineari e successive, bensì per nuclei di interesse paralleli e comunicanti. Direi di più, il suo interesse non procede solo verso il moto ma verso la trasformazione che ogni movimento comporta


S. Anna, la Vergine e il bambino con l'agnellino, olio su tavola, 1510-1513 ca., Museo del Louvre, Parigi.

Diceva di no, ovvero restava un uomo libero. La libertà la esercitava nell'essere stesso, nel rischio dell'incompiutezza ma anche nel rifiuto di commissioni che non erano nelle sue corde. In un momento in cui la sua abilità di ritrattista è conclamata Leonardo non porta a termine il ritratto per Isabella d'Este, che pure insiste a più riprese. Dell'opera esiste solo un disegno preparatorio, il ritratto non vide mai la luce con buona pace dell'importante donna che senz'altro non la prese bene. 
In tempi di ambizione spasmodica, in cui si cerca di diventare qualcuno giusto per avere successo piuttosto che a seguito di progetti concreti e voglia di fare, la figura di un uomo che sceglie e segue la sua autenticità mi sembra quasi controcorrente. Senza fare associazioni tra epoche troppo differenti e dunque impossibili da paragonare, qualche spunto su cui riflettere Leonardo sembra proporlo. 


Isabella d'Este, disegno preparatorio, 1499-1500, Museo del Louvre, Parigi.

Si dichiarava ignorante, 'omo sanza lettere', non certo per fare sfoggio del suo non sapere ma per umiltà, perchè consapevole delle lacune dovute alla mancanza di un'adeguata istruzione. Leonardo è figlio illegittimo di Ser Piero e vivrà i primi anni di vita con la madre, senza ricevere una giusta formazione. Solo in un secondo momento entrerà a far parte della famiglia del padre naturale, nel frattempo sposatosi. Eppure, nonostante le difficoltà iniziali non smetterà mai di studiare, da autodidatta e durante tutta l'intera esistenza. Oggi conosciamo anche la sua biblioteca, che contava alla fine del Quattrocento una quarantina circa di volumi. 
Sembra un dato da poco, ma i ragazzi che mi chiedevano come riuscisse nelle sue imprese si sono resi conto attraverso la storia di questo personaggio di come il talento da solo non sia sufficiente. Insieme alle doti che si posseggono è necessario avere una fortissima determinazione, impegnarsi a fondo e coltivare la propria passione. 
Il suo interesse notoriamente va verso la scienza così come verso le arti naturalmente, eppure con straordinaria grazia riesce a coniugare specializzazione e approfondimento con la capacità di ampliare lo sguardo. Così, il suo interesse per l'ottica, per il funzionamento dei muscoli facciali, per la propagazione della luce nell'atmosfera, si riversa nelle sue tavole e nei suoi dipinti, in una contaminazione tra discipline che raramente ha visto esiti così luminosi. Come ha scritto Walter Isaacson, autore di un'interessante biografia (Leonardo da Vinci, Mondadori 2018) in cui si mette in evidenza il suo essere outsider (Leonardo era anche gay e vegetariano), l'apertura alla diversità è un requisito per il progresso scientifico e Leonardo ne è testimonianza esemplare. La sua figura esprime un incredibile e vivo amore di conoscenza in ogni gesto, e soprattutto, a questo desiderio di conoscenza sembra accompagnare una profonda gioia e allegria. 


Studio di mani, 1474 ca., Royal Library, Windsor Castle.

E' per queste ragioni che quest'anno ho deciso di proporre ad alcune classi un'esercitazione sul nostro personaggio un po' stravagante ma decisamente utile. Quattro domande per esplorare il pensiero delle giovani menti dei miei alunni, tra cui vorrei segnalare in particolare la prima e l'ultima: 
1) "Per quale motivo secondo te è importante studiare Leonardo? La sua storia e la sua personalità hanno qualcosa da 'dire' al nostro tempo?"; 
2) "Se per magia tu avessi la possibilità di incontrare oggi L., cosi ti piacerebbe chiedergli?". 
Le risposte sono state le più varie e inaspettate ma sono rimasta colpita dalla quantità di alunni che hanno riferito lo stupore rispetto alla curiosità dell'artista, come se fosse qualcosa da praticare e di cui si sente la mancanza; rispetto al suo essere 'contro' ma con costrutto; che hanno mostrato di voler riflettere sulla possibilità che di fronte agli errori si possa cercare di rimediare senza troppa paura. 
Sono rimasta colpita dalle domande che hanno formulato loro stessi. Come C. che si chiedeva come una persona riesca a cercare sempre di andare oltre i propri limiti: geni si nasce o si diventa? O come T. che ha scritto: "La storia di Leonardo è come la sabbia di una clessidra, che è tempo solo in caduta. Ed è così che la vita di Leonardo è andata, attraverso le sue cadute, ma egli ha continuato ad alzarsi e a crollare, senza cambiare la sua curiosità. La sua stravaganza la troviamo ancora oggi in noi giovani, la voglia di essere diversi. Ma mi chiedo perchè per la strada si sia persa la curiosità di osare". O ancora M., che diceva di voler chiedere all'artista notizie sulla sua posizione politica e le sue idee sull'amore, o ancora C. che a Leonardo chiederebbe della sua vita quotidiana, delle sue abitudini a colazione e preferenze varie. Anche per non incrinare il mistero che lo avvolge e che, a detta dei miei ragazzi, non va troppo indagato.

Aggiungo anche che, consegnati i fogli e suonata l'ora, al posto di fuggire via verso casa come spesso accade molti ragazzi sostavano parlando tra di loro. Di che cosa? Di Leonardo! Insomma, cinquecento anni, ma che divertimento.

Un'ultima segnalazione: Rai 3 sta dedicando delle puntate della trasmissione Pantheon proprio a Leonardo, che trovate qui. Siamo sicuri che il genio avrebbe amato la radio. 

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