Teneri, impetuosi o premeditati. Come ci si bacia nell'arte?
"Dovresti essere baciata e da qualcuno che sa come": ecco una delle irresistibili provocazioni che Rhett Butler (Clark Gable) lancia alla recalcitrante Rossella O'Hara (Vivien Leigh), in uno dei film più celebri di tutti i tempi, Via col vento (1939, regia di Victor Fleming).
Sappiamo bene come va a finire: il loro bacio sarà appassionato e tumultuoso, come la loro relazione. Non sappiamo, al contrario, che bacio sarà quello di un altro 'colossal', della storia dell'arte però, Amore e Psiche di Antonio Canova. Non ci è dato sapere, visto che le due figurine sono colte nel momento in cui 'stanno per', protese in un quasi-bacio.
Aprire un manuale di storia dell'arte destinato alle classi dell'ultimo anno di liceo vuol dire imbattersi nel Neoclassicismo e dunque in Canova e nei suoi marmi, rappresentativi del gusto per l'equilibrio e dell'armonia, nonchè del controllo delle passioni della fine del Settecento. Il gruppo di Amore e Psiche incanta gli studenti, fa comparire dolcezza e stupore anche sul volto della ragazza più introversa e silenziosa. Eppure, ogni volta che se ne parla mi viene voglia di mostrare altri baci e altri abbracci, forse perchè mi trovo in difficoltà rispetto a tanto equilibrio o forse perchè mi piace andare un po' controcorrente. E poi l'arte non la si studia soltanto per orientarsi nella produzione culturale del passato e del presente ma anche per prendere contatto con lo stupore e le domande della nostra vita sentimentale ed emotiva.
Riconosciamo l'importanza del maestro di Possagno, ma quali altri sentimenti possono legarsi alla rappresentazione dell'amore? L'arte spesso è complicata, proprio come la vita, e la visione che ne dà Canova può essere arricchita con altre declinazioni. Voilà altre suggestioni a proposito dell'intimità tra due esseri umani.
Straziami, ma di baci saziami. Fino a confluire l'uno nell'altro, fino a perdere i confini dell'identità. Potrebbe ricordare questa impetuosità totalizzante il bacio di Edvard Munch, inserito nel ciclo Fregio della vita (serie di dipinti del 1892-93, di cui fa parte il più famoso L'urlo). Il bacio senza contorni di Munch ci proietta in un espressionismo sofferente, l'artista norvegese ci parla qui dell'incontro agognato tra uomo e donna, dell'amore come fusione di due anime e di due corpi, dimensione desiderata ma sempre sfuggente. E' impossibile non scorgere in questa assenza di confini l'inquietudine che deriva dal perdere il sentimento del proprio io. L'angoscia dei volti morbidi ma senza definizione si amplifica nelle pennellate scure e curvilinee che si propagano dalla loro silhouette, come delle ombre e dei presagi, fino a creare un'aura spettrale (come in altri quadri dell'autore). Alla sinistra invece, nel triangolo luminoso della finestra, fa capolino il mondo di fuori, la vita della strada.
Spesso i dipinti di Munch propongono una sorta di braccio di ferro tra interno ed esterno, tra la quiete ipocrita e soffocante delle case borghesi e la vitalità sofferente ma dinamica del fuori. Ancora, la dicotomia tra il desiderio dell'altro e il terrore dell'intimità, dell'incontro. Siamo davvero soli quando incontriamo il nostro amore? Quali fantasmi e paure ci portiamo dietro?
No, non intendo smorzare la promessa delle figure di Canova, ma il bacio può essere il terreno della tenerezza come della passione più feroce. Non esistono produzioni o intepretazioni univoche e infatti possiamo scorgere il senso di abbandono e di fiducia anche lì dove non penseremmo di trovarli. E' la lettura che mi piace dare di un altro bacio, inquietante, ma alla maniera elegante, di René Magritte.
Il contatto intimo per eccellenza fa qui cortocircuito con l'impossibilità di vedersi e riconoscersi. Magritte è il maestro delle immagini impossibili e sconcertanti, che accostano situazioni inaccostabili, che giocano a rendere l'ovvio e il familiare incomprensibile quanto estraneo. Doppio segreto è l'altro titolo dell'opera, forse fin troppo esplicito rispetto a quelli cui Magritte ci ha abituato: strani, al cui senso si arriva non in modo immediato, utili non a svelare ma piuttosto a custodire segreti.
"I miei quadri sono pensieri visibili", diceva il geniale surrealista, che si divertiva ad ascoltare le proposte di amici e colleghi quando doveva scegliere un titolo per un nuovo dipinto. Non solo l'amore espone al mistero, dunque a qualcosa di inconoscibile, ma l'impossibilità di vedere esalta l'ignoranza. Magritte sembra negare valore al senso per eccellenza della cultura dell'Occidente, la vista, per dirci che esiste un'altra facoltà preziosa, quella dell'immaginazione. E mi sembra coraggioso proporre questa apertura nel registro in cui cerchiamo la maggiore sicurezza: l'amore, le relazioni, gli affetti.
Non ti conosco, non ti so nella tua interezza, ma mi affido a te e al tuo segreto. Anche questo è amore.
E' probabile in questo dipinto ci sia inoltre un riferimento biografico: all'età di 14 anni Magritte perse la madre che si era tolta la vita nelle acque del fiume Sambre, fu ritrovata con una camicia da notte avvolta intorno alla testa e al volto.
Ma un bel bacio appassionato, che sa di gioia e di turbamenti felici? Eccovi serviti con Il bacio di Auguste Rodin. L'opera nasceva nel 1882 come elemento di una porta decorativa dedicata alla Divina Commedia, commissionata dallo stato francese nel 1880. L'autore decise poi di lasciare il gruppo a sé, ed ecco che Paolo e Francesca sono gli amanti per antonomasia e non solo i protagonisti del V Canto dell'Inferno. E' una scultura possente, che trasmette la forza irresistibile dell'attrazione. Il corpo di lei si avvinghia a quello di lui, stabile. In molti hanno voluto vedere nella figura femminile Camille Claudel. Assistente e compagna dello scultore, finirà i suoi giorni in un istituto psichiatrico, pressocchè dimenticata. Un elemento credo sia interessante: la differenza di definizione tra le figure degli innamorati, scolpiti e identificati, e la pietra su cui poggiano, incerta, increspata, lasciata incompiuta. L'amore viaggia sull'incertezza.
Come mai non si parla di due baci celeberrimi? Il risorgimentale bacio di Hayez e il raffinato bacio di Klimt? Perchè sono arcinoti: l'uno furtivo come l'addio di un giovane che va a difendere la patria che sta per nascere, l'altro ricercato ed astratto, con il volto di lei abbandonato, unico luogo insieme alle estremità in cui l'incarnato è visibile con naturalezza.
Ma c'è un altro bacio da ricordare, Il bacio di Robert Doisneau, icona del Novecento, della voglia di ripresa nell'Europa del dopoguerra. Tutto è stato detto su questa foto ma continua a farci riflettere sull'esperienza estetica, e sul rapporto tra conoscenza e percezione visiva. L'immagine trasuda spontaneità, che è poi l'attributo dell'affetto più sincero, ma qui i due giovani innamorati sono in posa, non si trovano difronte l'Hotel de Ville per caso.
Incaricato dalla rivista Life di realizzare un servizio su Parigi e la sua gioia di vivere, Doisneau assolda i due attori. Li osserva e li segue per le strade della capitale, lavora come un vero e proprio regista e assolda anche l'uomo alla sinistra con il basco e lo sguardo serio: avrebbe esaltato la dimensione di fugacità e di gioia trasgressiva espressa dai due. Ugualmente, è una scelta ben precisa la testa sulla sinistra ripresa da dietro, nella quale ci identifichiamo con naturalezza: l'amore, come i forti sentimenti, ha bisogno di un pubblico perchè se ne possa assaporare la forza dirompente.
Doisneau è il maestro della fotografia umanista, della felicità leggera e scherzosa. "Il mondo che cercavo di far vedere era un mondo dove stavo bene, dove la gente era gentile e dove trovavo la tenerezza di cui avevo bisogno" (si parla di Doisneau in questo blog, di Michele Smargiassi).
Toglie qualcosa la conoscenza di questa regia? Offusca in qualche modo la tenerezza, la percezione di immediatezza, come di una danza riuscita, che accompagna l'immagine? Credo di no. E questo è merito dell'arte, del genio, del coraggio e della voglia di perseguire un obiettivo, esprimendo l'ambivalenza e la ricchezza caleidoscopica dei sentimenti umani.
Ma i 'non baci', o quasi-baci più interessanti ce li propone Marina Abramovic. L'artista serba, autrice di azioni singolari (nata nel 1946 è nota per le perfomances in cui agisce in ambienti interni o esterni, con il coinvolgimento di altre figure e qualche volta del pubblico), è stata a lungo compagna di Ulay, artista performer. L'azione Breathing it Breathing out, realizzata a Belgrado, prevedeva un lungo contatto bocca a bocca tra i due. Un ininterrotto respiro dentro il respiro di 20 minuti, fino a consumare ogni residuo di ossigeno possibile. Ecco che il momento dolce e vitale del bacio diventa qualcosa che sottrae, che toglie spazio all'altro, che porta alla perdita dei sensi per eccesso di anidride carbonica. E' una perfomance esplicita anche nel titolo dato alla seconda versione, Death self, in cui si esplora la possibilità stessa di convivenza, di contatto, di sopravvivenza nell'incontro.
Sappiamo bene come va a finire: il loro bacio sarà appassionato e tumultuoso, come la loro relazione. Non sappiamo, al contrario, che bacio sarà quello di un altro 'colossal', della storia dell'arte però, Amore e Psiche di Antonio Canova. Non ci è dato sapere, visto che le due figurine sono colte nel momento in cui 'stanno per', protese in un quasi-bacio.
Aprire un manuale di storia dell'arte destinato alle classi dell'ultimo anno di liceo vuol dire imbattersi nel Neoclassicismo e dunque in Canova e nei suoi marmi, rappresentativi del gusto per l'equilibrio e dell'armonia, nonchè del controllo delle passioni della fine del Settecento. Il gruppo di Amore e Psiche incanta gli studenti, fa comparire dolcezza e stupore anche sul volto della ragazza più introversa e silenziosa. Eppure, ogni volta che se ne parla mi viene voglia di mostrare altri baci e altri abbracci, forse perchè mi trovo in difficoltà rispetto a tanto equilibrio o forse perchè mi piace andare un po' controcorrente. E poi l'arte non la si studia soltanto per orientarsi nella produzione culturale del passato e del presente ma anche per prendere contatto con lo stupore e le domande della nostra vita sentimentale ed emotiva.
Riconosciamo l'importanza del maestro di Possagno, ma quali altri sentimenti possono legarsi alla rappresentazione dell'amore? L'arte spesso è complicata, proprio come la vita, e la visione che ne dà Canova può essere arricchita con altre declinazioni. Voilà altre suggestioni a proposito dell'intimità tra due esseri umani.
Antonio Canova, Amore e Psiche, marmo, 1793, Museo del Louvre, Parigi. |
Straziami, ma di baci saziami. Fino a confluire l'uno nell'altro, fino a perdere i confini dell'identità. Potrebbe ricordare questa impetuosità totalizzante il bacio di Edvard Munch, inserito nel ciclo Fregio della vita (serie di dipinti del 1892-93, di cui fa parte il più famoso L'urlo). Il bacio senza contorni di Munch ci proietta in un espressionismo sofferente, l'artista norvegese ci parla qui dell'incontro agognato tra uomo e donna, dell'amore come fusione di due anime e di due corpi, dimensione desiderata ma sempre sfuggente. E' impossibile non scorgere in questa assenza di confini l'inquietudine che deriva dal perdere il sentimento del proprio io. L'angoscia dei volti morbidi ma senza definizione si amplifica nelle pennellate scure e curvilinee che si propagano dalla loro silhouette, come delle ombre e dei presagi, fino a creare un'aura spettrale (come in altri quadri dell'autore). Alla sinistra invece, nel triangolo luminoso della finestra, fa capolino il mondo di fuori, la vita della strada.
Spesso i dipinti di Munch propongono una sorta di braccio di ferro tra interno ed esterno, tra la quiete ipocrita e soffocante delle case borghesi e la vitalità sofferente ma dinamica del fuori. Ancora, la dicotomia tra il desiderio dell'altro e il terrore dell'intimità, dell'incontro. Siamo davvero soli quando incontriamo il nostro amore? Quali fantasmi e paure ci portiamo dietro?
Edvard Munch, Il bacio, olio su tela, 1897, Museo Munch, Oslo. |
No, non intendo smorzare la promessa delle figure di Canova, ma il bacio può essere il terreno della tenerezza come della passione più feroce. Non esistono produzioni o intepretazioni univoche e infatti possiamo scorgere il senso di abbandono e di fiducia anche lì dove non penseremmo di trovarli. E' la lettura che mi piace dare di un altro bacio, inquietante, ma alla maniera elegante, di René Magritte.
René Magritte, Gli amanti - Doppio segreto, olio su tela, 1928, Moma, New York. |
Il contatto intimo per eccellenza fa qui cortocircuito con l'impossibilità di vedersi e riconoscersi. Magritte è il maestro delle immagini impossibili e sconcertanti, che accostano situazioni inaccostabili, che giocano a rendere l'ovvio e il familiare incomprensibile quanto estraneo. Doppio segreto è l'altro titolo dell'opera, forse fin troppo esplicito rispetto a quelli cui Magritte ci ha abituato: strani, al cui senso si arriva non in modo immediato, utili non a svelare ma piuttosto a custodire segreti.
"I miei quadri sono pensieri visibili", diceva il geniale surrealista, che si divertiva ad ascoltare le proposte di amici e colleghi quando doveva scegliere un titolo per un nuovo dipinto. Non solo l'amore espone al mistero, dunque a qualcosa di inconoscibile, ma l'impossibilità di vedere esalta l'ignoranza. Magritte sembra negare valore al senso per eccellenza della cultura dell'Occidente, la vista, per dirci che esiste un'altra facoltà preziosa, quella dell'immaginazione. E mi sembra coraggioso proporre questa apertura nel registro in cui cerchiamo la maggiore sicurezza: l'amore, le relazioni, gli affetti.
Non ti conosco, non ti so nella tua interezza, ma mi affido a te e al tuo segreto. Anche questo è amore.
E' probabile in questo dipinto ci sia inoltre un riferimento biografico: all'età di 14 anni Magritte perse la madre che si era tolta la vita nelle acque del fiume Sambre, fu ritrovata con una camicia da notte avvolta intorno alla testa e al volto.
Auguste Rodin, Il bacio, marmo, 1888-89, Museo Rodin, Parigi. |
Ma un bel bacio appassionato, che sa di gioia e di turbamenti felici? Eccovi serviti con Il bacio di Auguste Rodin. L'opera nasceva nel 1882 come elemento di una porta decorativa dedicata alla Divina Commedia, commissionata dallo stato francese nel 1880. L'autore decise poi di lasciare il gruppo a sé, ed ecco che Paolo e Francesca sono gli amanti per antonomasia e non solo i protagonisti del V Canto dell'Inferno. E' una scultura possente, che trasmette la forza irresistibile dell'attrazione. Il corpo di lei si avvinghia a quello di lui, stabile. In molti hanno voluto vedere nella figura femminile Camille Claudel. Assistente e compagna dello scultore, finirà i suoi giorni in un istituto psichiatrico, pressocchè dimenticata. Un elemento credo sia interessante: la differenza di definizione tra le figure degli innamorati, scolpiti e identificati, e la pietra su cui poggiano, incerta, increspata, lasciata incompiuta. L'amore viaggia sull'incertezza.
Come mai non si parla di due baci celeberrimi? Il risorgimentale bacio di Hayez e il raffinato bacio di Klimt? Perchè sono arcinoti: l'uno furtivo come l'addio di un giovane che va a difendere la patria che sta per nascere, l'altro ricercato ed astratto, con il volto di lei abbandonato, unico luogo insieme alle estremità in cui l'incarnato è visibile con naturalezza.
Francesco Hayez, Il bacio, olio su tela, 1859, Pinacoteca di Brera, Milano. |
Gustav Klimt, Il bacio, olio su tela, 1907, Galleria del Belvedere, Vienna. |
Ma c'è un altro bacio da ricordare, Il bacio di Robert Doisneau, icona del Novecento, della voglia di ripresa nell'Europa del dopoguerra. Tutto è stato detto su questa foto ma continua a farci riflettere sull'esperienza estetica, e sul rapporto tra conoscenza e percezione visiva. L'immagine trasuda spontaneità, che è poi l'attributo dell'affetto più sincero, ma qui i due giovani innamorati sono in posa, non si trovano difronte l'Hotel de Ville per caso.
Incaricato dalla rivista Life di realizzare un servizio su Parigi e la sua gioia di vivere, Doisneau assolda i due attori. Li osserva e li segue per le strade della capitale, lavora come un vero e proprio regista e assolda anche l'uomo alla sinistra con il basco e lo sguardo serio: avrebbe esaltato la dimensione di fugacità e di gioia trasgressiva espressa dai due. Ugualmente, è una scelta ben precisa la testa sulla sinistra ripresa da dietro, nella quale ci identifichiamo con naturalezza: l'amore, come i forti sentimenti, ha bisogno di un pubblico perchè se ne possa assaporare la forza dirompente.
Doisneau è il maestro della fotografia umanista, della felicità leggera e scherzosa. "Il mondo che cercavo di far vedere era un mondo dove stavo bene, dove la gente era gentile e dove trovavo la tenerezza di cui avevo bisogno" (si parla di Doisneau in questo blog, di Michele Smargiassi).
Toglie qualcosa la conoscenza di questa regia? Offusca in qualche modo la tenerezza, la percezione di immediatezza, come di una danza riuscita, che accompagna l'immagine? Credo di no. E questo è merito dell'arte, del genio, del coraggio e della voglia di perseguire un obiettivo, esprimendo l'ambivalenza e la ricchezza caleidoscopica dei sentimenti umani.
Robert Doisneau, Le baiser dell'Hotel de Ville, 1950. |
Ma i 'non baci', o quasi-baci più interessanti ce li propone Marina Abramovic. L'artista serba, autrice di azioni singolari (nata nel 1946 è nota per le perfomances in cui agisce in ambienti interni o esterni, con il coinvolgimento di altre figure e qualche volta del pubblico), è stata a lungo compagna di Ulay, artista performer. L'azione Breathing it Breathing out, realizzata a Belgrado, prevedeva un lungo contatto bocca a bocca tra i due. Un ininterrotto respiro dentro il respiro di 20 minuti, fino a consumare ogni residuo di ossigeno possibile. Ecco che il momento dolce e vitale del bacio diventa qualcosa che sottrae, che toglie spazio all'altro, che porta alla perdita dei sensi per eccesso di anidride carbonica. E' una perfomance esplicita anche nel titolo dato alla seconda versione, Death self, in cui si esplora la possibilità stessa di convivenza, di contatto, di sopravvivenza nell'incontro.
L'azione più eclatante è quella che segna la fine della loro storia. Pensate, due artisti che decidono di compiere una vera e propria impresa: incontrarsi sulla Muraglia cinese dopo averla percorsa per 90 giorni, proveniendo lui da ovest lei da est. L'azione The Lovers The Great Wall Walk progettata in un momento felice della loro unione fu poi resa possibile dalle autorità cinesi solo nel 1988, quando il rapporto era oramai in crisi. Scelsero di non demordere ma anzi di farne un'occasione per onorare i tanti anni insieme. Un modo per elaborare l'allontanamento, la perdita dell'altro come compagno/compagna, per lasciare andare e intraprendere un nuovo cammino nel rispetto del passato che ha portato fin lì.
Tanti i modi per dire bacio, coppia, incontro, nell'arte. Ai miei alunni, e non solo, che sognano amori perfetti come quello di Amore e Psiche mi vien da dire: diffidate degli amori confezionati, diffidate dei principi azzuri e accettate dentro i vostri baci tutti i colori e i sentimenti possibili.
Commenti
Posta un commento