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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Dietro le quinte di un capolavoro (con discrezione)

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Lezione sulla pittura fiamminga . Dall'alto della LIM i coniugi Arnolfini di Jan van Eyck ci guardano seri. Si commenta la presenza dei molti oggetti che raccontano un evento solenne, le nozze. Un ragazzo chiede: 'Prof, ma siamo sicuri che il pittore voleva davvero dare un significato a tutte queste cose, non è che sono stati i critici che studiando tempo dopo hanno visto simboli che non c'erano? '. ean van Eyck, I coniugi Arnolfini, 1434, olio su tavola, National Gallery, Londra. Domanda puntuale, che potremmo articolare in questo modo: su quali elementi ci basiamo per leggere e comprendere un'opera d'arte? Ed ancora: in cosa consiste il lavoro degli storici dell'arte? Come spesso succede una domanda genera tanti altri interrogativi.  Cercando di andare per ordine: ci accostiamo ad un'opera d'arte (che sia un dipinto, una scultura, un oggetto d'arredo, un manufatto o prodotto che presenta valenze estetiche, caratteristiche tecni

E tu che guerriera sei?

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Lezione su Donatello, siamo in una classe tutta al femminile. Si parla di San Giorgio, martire cristiano che libera una fanciulla dal drago cui dovrebbe andare in pasto. L’iconografia ce lo consegna fiero mentre dal cavallo impugna la spada. Alla domanda ‘E voi, vorreste essere salvate da un principe?’ si leva un coro di ‘no!’. ‘Piuttosto siamo noi le guerriere!’. In molte evocano le amazzoni.  La donna nell'arte : un tema che si snocciola lungo innumerevoli vie. Cerco di fare una selezione supersintetica in omaggio alle mie alunne-guerriere, per ricordare delle figure che, nella storia dell'arte, in qualche modo sono andate controcorrente . Mi sembra utile prendere spunto da un tema di tutti i tempi, ovvero che tipo di persona scegliamo di essere e come ci offriamo alla societa, per approfondire aspetti dell'iconografia - nell'arte -, ma anche per prendere confidenza con il sentimento di sé - nell'esistenza. E quanto può essere fragile e delicato negli anni d

Considerazioni per giovani esploratori

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Ore 13.15, uno studente mi domanda: “Prof, come faccio a migliorare i miei voti?”. L’alunno parte da un’ottima posizione e potrebbe considerarsi arrivato a destinazione. Ammiro chi non si accontenta, in un’ottica generale così come nell’apprendimento. La domanda innesca però delle riflessioni, anche perché al mio alunno ho dovuto dare una risposta.  Cosa vuol dire studiare? Rivolgo a me stessa il quesito in modo da trovare delle indicazioni (spero utili). Credo infatti che per rispondere a Giovanni se debba partire da qui. Si tratta di qualcosa che rischiamo di fare senza pensare troppo, anche solo per la tentazione dell'inerzia - insegnare, studiare, valutare - e già l'acquisire consapevolezza delle proprie azioni (e i pensieri sono azioni) è una conquista.  Studiare vuol dire tante cose e con me si parla di studio della storia dell’arte ma probabilmente alcuni ragionamenti possono adattarsi ad altri orizzonti ben oltre quello umanistico. In prima battuta studiamo

L'arte può raccontare il silenzio?

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In una giornata particolarmente faticosa, tra una ricreazione e una discussione in classe, la testa sembra scoppiare. Aiuto, datemi un po’ di pace! O meglio, datemi un po’ di silenzio!  Perchè, tutti, sembra che gridino? Sarà forse la mia debolezza del momento, o forse no. Forse c’è qualcosa al fondo che riguarda non i singoli individui ma le modalità del vivere del nostro tempo, se è vero che di libri che evocano la dimensione del silenzio come preziosa e rara ne vengono a più riprese pubblicati (solo per indicarne alcuni:  Sul silenzio , di D. Le Breton, Raffaello Cortina 2018;  Il silenzio. Uno spazio dell’anima , di E. Kagge, Einaudi 2017;  Elogio del silenzio , di E. Biguenet, Il Saggiatore 2017).  Si sa, la vita ‘moderna’, la frenesia dei giorni. In classe, tante volte, accade di ascoltare giovanissime che lamentano una stanchezza dovuta ai numerosi impegni, quasi anticipassero ritmi e ansie dell’età adulta. Finanche la figlia del giornalista Adam Gopnik , nel bel libro  U

La fiducia nei perché

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Ricordo che molti anni fa il quotidiano che leggo con assiduità pubblicò una recensione di uno strano libro americano. Il libro proponeva centinaia di domande, talvolta paradossali, spesso bizzarre e curiose, ma sempre tali da farti fermare. Era qualcosa che ti portava a considerare l’importanza dei ‘perchè’, e soprattutto,  la straordinaria possibilità che le domande proliferino in modo costruttivo , come grappoli, come rami su un albero immenso. Penso spesso a quel libro - che non ho mai letto se non attraverso ciò che riportava il quotidiano - quando sono in classe con i miei studenti. Il lavoro di insegnante è bello e vario e porta a confrontarsi con ogni tipo di essere umano, e in particolare, con ogni tipo di essere umano in formazione, quando è in una fase di esplorazione e di definizione. La gioventù. Succede spesso, per fortuna, di imbattersi in studenti che sembrano avere una sola missione, un solo credo, una sola aspirazione: travolgerti di domande . Ecco che i ‘perchè