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L'arte che seduce. Fino a dove ci spingiamo per possedere un capolavoro?

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'Prof, voglio diventare ricco. Così posso comprarmi quel quadro!'. Il dipinto che raccoglie tanto entusiasmo è di Raffaello: la bella e perturbante Fornarina . Nella stessa classe e nella stessa occasione altri due alunni mi chiedono quanto potrebbe valere un 'pezzo' dell'affresco della Scuola di Atene , sempre a firma di Raffaello. 'Potremmo provare a rubarlo...!'. Ribadito che le opere d'arte non si rubano e che è cosa buona non rubare un bel niente in generale, nello scambio di idee con i miei simpatici alunni mi è piaciuto intuire, al fondo, un s incero coinvolgimento . C'era del trasporto nelle loro parole, sembrava che avessero scoperto qualcosa: delle forme, degli sguardi, dei gesti nuovi. Cosa siamo disposti a fare per possedere qualcosa che ci piace? Cosa arriviamo a fare quando siamo coinvolti e sedotti da un'immagine o da un oggetto artistico? Mi sono venuti in mente due tipi di 'azioni', quelle costruttive, anche se posses

Dove sono i cattivi?

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'Prof, come la mettiamo con i cattivi?'. La domanda del mio alunno non era posta proprio in questi termini, ma il senso della sua curiosità era: nel Rinascimento vediamo tante immagini sacre, Madonne e santi, ma nell'arte c'è spazio anche per i cattivi, ovvero per quelli che non vorremmo proprio vedere da nessuna parte? Dopo sculture classiche, ritratti di imperatori, acquedotti e chiese, dopo immagini sacre a profusione, dopo le vicende artistiche che bene o male insieme ai ragazzi attraversiamo nel corso degli anni, la domanda mi è sembrata originale e fresca. Ma davvero l'arte ci racconta soprattutto della ricerca di armonia e perfezione, di ideali attraverso i quali migliorarci o dilettarci? Cosa ne è del lato oscuro, delle brutture e delle nefandezze dell'animo umano? H. Bosh, Il trittico delle delizie (dettaglio), olio su tavola, 1480-1490, Museo del Prado, Madrid.   Sappiamo bene che luce e ombra vanno di pari passo, che si abbracciano appasionatam

Inconcludente, eppure audace. Cosa ha ancora da dirci Leonardo da Vinci?

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'Prof, una domanda: ma come faceva a fare tutte queste cose? E' impossibile riuscirci!'. La domanda è accompagnata da manifesto stupore. Il soggetto a cui si riferisce è Leonardo da Vinci. Eh sì, nelle quarte arriva il momento in cui si conosce un po' più da vicino il genio per eccellenza,  Leonardo . Non ci sarebbe motivo di parlarne (la bibliografia è sterminata e non credo di potere aggiungere nulla di significativo) se non che quest'anno ricorre l' anniversario dei cinquecento anni dalla sua morte, 2 maggio 1519.  E poi    la sua figura ha ancora qualcosa da dire, soprattutto a dei ragazzi. Leonardo, Studi di anatomia, 1499 ca., Royal Library, Windsor Castle. Negli anni ho scoperto che mi piace presentarlo non solo come artista poliedrico, ma soprattutto come personaggio umano e fragile, pieno di contraddizioni . Leonardo era uno che di errori ne faceva in continuazione , non era solo il genio della Gioconda, l'inarrestabile inventore o il mus

Noioso a chi? Su musei e dintorni

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Qual è stata l'ultima volta che siete stati in un museo? Personalmente, dall'inizio dell'anno ho avuto due occasioni: la prima per visitare la mostra su Antonello da Messina alla Galleria di Palazzo Abatellis di Palermo, la seconda rileggendo un libro di Thomas Bernhard, Antichi maestri . Cosa c'entra un museo con un romanzo? I musei non sono luoghi virtuali, d'accordo, sono luoghi fisici dove si custodiscono oggetti fisici (se non sono le opere smaterializzate delle mostre 'performative' molto in voga di questi tempi) ma possono essere luoghi di immaginazione, dove le arti visive incontrano altre forme di espressione, dove insomma a partire dagli oggetti custoditi possono avviarsi esperienze originali.  Fotogramma da Band à part , di J.L. Godard, 1964 . Mi sono venute in mente queste cose leggendo appunto il Bernhard di cui sopra, incisivo caustico e meraviglioso. Nel racconto si parla della figura del musicologo Reger, che un giorno sì un gior

Il corpo sbagliato / 2

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Se c'è un'immagine a tutti chiara nella mente, che evoca in qualunque ragazzo la certezza di un ricordo, quella è la Venere di Botticelli:  La nascita di Venere , dipinta per i Medici alla fine del XV secolo e circondata da un'aura di mistero. Elaborata in un contesto elitario e raffinato che si nutre di Neoplatonismo, ricca di rimandi alle Metamorfosi di Ovidio e ad altri testi antichi, la tela propone la rappresentazione della bellezza ideale. Ma perchè ci appare così bella? Perchè piace così tanto? S. Botticelli, Nascita di Venere, 1482-85, olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze. Lancio queste domande in classe ogni volta che la figura bionda appare sullo schermo della LIM o sul libro, consapevole della scivolosità delle argomentazioni. Si parte sempre da domande, per indagare non solo il Rinascimento italiano ma soprattutto il nostro pensiero e la nostra emotività. Ragionare in modo non superficiale su bellezza e gusto, sul perchè certe immagini diven