Post

Le forme dell'attesa. Dire quel che si prova attraverso le invenzioni degli artisti

Immagine
La parola di questi giorni è, per me, attesa . Non che non ce ne siano altre, di parole, come mancanza, dialogo (nel senso del 'due', perchè due siamo dentro casa), o silenzio, sospensione, e via continuando. Ma attesa è quella che più identifica qualcosa che non è solo stato d'animo ma una vera e propria dimensione di vita. Sveglia e progettuale, talvolta; malinconica e ovattata più spesso. Sta di fatto che mi sento dentro un'immensa attesa. Non è nemmeno detto che l'oggetto di questo attendere verrà dai prossimi giorni, forse viene dal passato o semplicemente da quel che è già ora: una condizione nuova e difficile in cui imparare a galleggiare. B. Klemm, Louvre, 1987. Spesso mi chiedo che senso ha fare arte o fruire dell'arte, di questi tempi . La scienza è chiamata all'elaborazione di antidoti contro un virus, la filosofia ad accompagnarci in un tempo e uno spazio di vita diversi da quelli naturali. A cosa servono i musei e le gallerie ora che son

Una mappa per reinventarsi (o per perdersi). Gli artisti e la rappresentazione del mondo

Immagine
Nel libro L'arte della guerra è scritto che per vincere il nemico devi conoscere il suo territorio. Con quella scrittura lapidaria propria di un testo del V secolo a.C. Sun Zu ci suggerisce che per raggiungere l'obiettivo devi sapere dove stai andand o . In fondo, se è vero che il conflitto può essere anche letto come metafora della trasformazione di ogni esistenza, è come se ci si invitasse a disegnare una mappa del luogo che vogliamo raggiungere, fisico o immateriale che sia. O della persona che vogliamo diventare. In questo tempo in cui tutto è sospeso e nuovo mi succede di pensare alle mappe. Sono barricata in casa come tutti, conosco ogni anfratto della mia abitazione, conosco la mia scrivania (il luogo dove passo più tempo), eppure vorrei tanto una mappa: perchè sento che potrebbe cambiare qualcosa o forse sta già cambiando, nel modo di accostarmi a tanti aspetti del vivere : il lavoro, le relazioni, la ricerca della conoscenza, il tempo. Johann G. Immanuel Breitkop

Il mondo in una stanza. Gli studenti e la scuola al tempo della lontananza

Immagine
"Ciao ragazzi, come state?". E' mattina, ore 9.00, siamo tutti virtualmente collegati . Tavolo della cucina, letto della cameretta o poltrona trasformati in banco scolastico. Mi rivolgo alle mie alunne e ai miei alunni di quinta con la formula di rito, che adesso si accompagna ad altre esclamazioni: "Ragazzi, com'è bello vedervi!". Sì, anche se ci 'vediamo' su un monitor. Già, la scuola al tempo dell'epidemia, ovvero la scuola al tempo della distanza. Scuola e distanza sono termini che non vanno d'accordo, fanno un ossimoro. Esiste la distanza fisica dettata dall'emergenza, quella che ha chiuso le aule e che ci ha fatti rintanare nelle case; una distanza colmata dalla tecnologia, più che mai salvifica anche quando zoppicante o difettosa. Scuola e distanza non vanno d'accordo per il semplice fatto che la scuola è nella vicinanza : è l'essere insieme, nel confronto e nella dialettica, finanche nello scontro o nel disastro. V.

Silenziosa e incantevole. Racconto di città per immagini

Immagine
Che suono ha la città in cui abitate? Forse vivete in campagna o al mare e siete abituati al silenzio ma chi è cittadino sa che il suono di una città può essere particolare, finanche diventare una voce. Quel che è certo è che oggi Palermo è silenziosa - come tutta l'Italia - e che il suo consueto trambusto si è smorzato: dallo spazio lì fuori risuona il vuoto delle strade deserte, delle saracinesche abbassate. Il grigio dell'asfalto non è mai stato così visibile ed ecco che ogni tanto si avverte l'eco immensa di qualche sparuta auto o motocicletta che attraversa le vie. Gabriele Basilico, Palermo, 1998 . Che effetto vi fa la città vuota e silenziosa? Vi spaventa, vi rassicura, vi immalinconisce? Quel che vorrei è potere attraversarla - magari dall'alto - per godermi il vuoto surreale e nuovo (in attesa del ritorno alla normalità). Amo le città, amo la condizione metropolitana con tutte le loro difficoltà, e non potendo andare da nessuna parte mi consolo ricorda

Restiamo in contatto. L'arte e i gesti della tenerezza

Immagine
C'era un tempo in cui ci si abbracciava con tranquillità, in cui ci si incontrava andando liberamente in giro e ci si salutava come la consuetudine mediterranea insegna: toccandosi con slancio. Non si tratta di abitudini di chissà quale epoca ma lo stravolgimento dello stile di vita dettato dal virus fa sì che il momento della normalità sembri già lontano . Ci difendiamo restando a casa, adeguandoci al buon senso e ai decreti e ci mettiamo alla prova in questo tempo segnato dalla distanza. Non è ancora uno scenario apocalittico, forse lo diventerà o forse no, ma certo stiamo vivendo qualcosa di inaspettato. Lavorando per le mie alunne e i miei alunni, perchè si possa proseguire nello studio in questa strana condizione, mi veniva in mente una domanda: qual è la paura più grande che proviamo? Paura, ansia, angoscia, sono emozioni oggi rinnovate tanto più che il virus è qualcosa di invisibile. A ciascuno i suoi timori, ma forse una paura condivisibile è proprio quella dell'isolam